Alzi la mano chi non usa Whatsapp sul cellulare! Dal gennaio 2016, quando anche il piccolo obolo annuale (1 euro e qualchecosa) è stato tolto, la base di utenti assidui di Whatsapp è anche aumentata (oggi Whatsapp dichiara di avere oltre un miliardo di utenti attivi).
Nel 2014 Facebook ha “comprato” Whatsapp ed ha assicurato che le due piattaforme sarebbero rimaste scollegate.
Oggi invece non lo sono più: da agosto 2016 più o meno per tutti sono cambiate le condizioni di utilizzo del servizio (alzi la mano chi le ha lette prima di accettarle) che prevedono lo scambio dati tra Facebook e Whatsapp.
In concreto, il social network da 1,7 miliardi di utenti potrà attingere (anche) a questi dati per inviarci messaggi pubblicitari sempre più mirati o per consigliarci potenziali amici da aggiungere alla nostra lista. Potrà capitare di vedere fra i suggerimenti di Facebook il nome e il volto di una persona con cui si è appena entrati in contatto su WhatsApp. O di imbatterci sul social network nella pubblicità di un’azienda che conosce il nostro numero di telefono. O di trovarsi il faccione di un collega antipatico tra i “potresti conoscere” solo perchè abbiamo il numero memorizzato il rubrica.
Il fine di questo scambio di informazioni è duplice: da un lato la profilazione a beneficio della personalizzazione della pubblicità su Facebook e un generico “miglioramento dei servizi”.
Per questo fantomatico “miglioramento” non c’è nulla da fare, piaccia o no le due applicazioni condivideranno le informazioni.
Per il primo, invece, ci si può esplicitamente rifiutare. Quando l’ultima versione dell’app chiede di accettare le nuove condizioni bisogna selezionare “Leggi tutto” e non dare subito il proprio assenso. L’opzione “Condividere le informazioni dell’account WhatsApp con Facebook” va deselezionata e il gioco è fatto. Molto discutibile il fatto che di default questa opzione è attivata. Come dire “non ho letto bene, ma di default ti autorizzo a condividere i miei dati”.
Come si vede nell’immagine, l’app assicura che il numero non verrà condiviso, ma fa riferimento solo a chi utilizza il suo account con un numero diverso da quello con cui lo ha attivato.
Chi, infine, dovesse avere già accettato (quasi tutti, dai, ammettetelo, nessuno legge fino in fondo i termini del servizio) può aoncora intervenire: da Whatsapp andate in Impostazioni -> Account e togliete la spunta a “Condividi le informazioni del mio account”. Ma attenzione questo è possibile solo entro i primi 30 giorni dall'”approvazione” dei termini di servizio!
L’attivazione della crittografia end-to-end sembrava un passo verso il rafforzamento della privacy degli utenti, e dal punto di vista del contenuto delle conversazioni lo è, visto che con questo tipo di cifratura nemmeno Whatsapp stessa è in grado di leggere quello che passa sui suoi canali. La nuova condivisione dati invece indebolisce la privacy perchè se è vero che il contenuto delle chat rimane privato, i contatti recenti (ma con molta probabilità anche quelli meno recenti) vengono spiattellati a Facebook e alle altre aplicazioni del gruppo di Menlo Park (Instagram e Oculus, per esempio).
Tutto questo movimento non è passato inosservato: il Garante della Privacy ha avviato un istruttoria per conoscere nel dettaglio le modalità di questi scambi dati.
In particolare ha chiesto di conoscere nel dettaglio:
- la tipologia di dati che WhatsApp intende mettere a disposizione di Facebook;
- le modalità per la acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati;
- le misure per garantire l’esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall’avviso inviato sui singoli device la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato.
Il Garante ha chiesto inoltre di chiarire se i dati riferiti agli utenti di WhatsApp, ma non di Facebook, siano anch’essi comunicati alla società di Menlo Park.
La cosa si estende anche a chi a questi servizi non è iscritto. perchè i suoi dati, per il semplice fatto di essere nella rubrica telefonica di un utente Whatsapp, vengono comunicati alle società del gruppo.
La Germania è stata ancora più drastica: ha imposto di interrompere l’attività e cancellare i dati già registrati “da subito” in considerazione del fatto che se Facebook vuole continuare a usare questi dati deve fare ricordo a un tribunale di Amburgo.
Insomma, un banale flag attivato di default sta scatenando un bel putiferio…
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