Il 3 gennaio sono stato a Milano con tutta la famiglia a visitare la mostra su Van Gogh al Lampo Farini.
Al termine della visita, dopo pranzo, siamo andati al Cimitero Monumentale. In tutti gli anni in cui ho vissuto nella “grande mela della Lombardia” non c’ero mai stato, né al cimitero né al Famedio. Certo, a 20 anni avevo altri interessi…
I miei figli invece erano interessati e quasi entusiasti di vedere il Monumentale e le tombe di alcuni personaggi famosi.
Certo per loro era più interessante trovare il nome di Berlusconi sulla lapide dei “benemeriti”, e vedere la tomba del Manzoni (che occupa più o meno il centro del Famedio e che mia moglie ha visto solo dopo 10 minuti che eravamo li). Quasimodo sanno chi sia, Forlanini no (a parte sapere che l’aeroporto di Linate è intitolato a lui, nemmeno io so chi sia…), Bruno Munari è una star in famiglia, Carla Fracci persino i tredicenni sanno chi è.
Nella cripta sotto il Famedio invece eravamo noi adulti ad avere ricordi: le tombe di Giorgio Gaber, Dario Fo, Franca Rame e Enzo Jannacci stanno li sotto, e fa strano leggere “Giullare e pittore” sulla lapide di Fo, mentre i miei figli ignorano che è stato premio Nobel.
I nomi dello sport li conosco praticamente solo io: Meazza, Loi (il pugile) e Fogar non dicono molto ai millennials.
La cosa però più commovente è sicuramente la foto sulla tomba di Jannacci: lui ritratto davanti a una finestra aperta con il Duomo come sfondo, a braccia aperte, che ride con la testa piegata all’indietro con quella sua faccia da “ti sto prendendo in giro e nemmeno te ne accorgi”. Una risata anche davanti alla morte, perché “la vita l’è bela, basta avere l’ombrèla”.
Chirurgo e cantante.