Non ho scritto molto riguardo alla pandemia da Covid-19, al lockdown, ai lutti, alla paura, alle notti insonni… forse perchè non ne siamo mai usciti e puntualmente a settembre siamo cascati nella prevedibilissima seconda ondata.
Avevo iniziato una specie di diario a marzo, per non dimenticare, perchè la memoria (mia e collettiva) è corta, e certe cose già solo 3 mesi dopo sembrano assurde.
Poi ho interrotto, quello che per me è iniziato il 23 febbraio, con la progressiva chiusura di tutto, con qualche paese che sospende le sfilate di carnevale e qualche altro che invece le fa, dopo mesi non sembrava degno di essere ricordato.
L’unica cosa che sono sicuro non dimenticherò mai è il venerdi santo di questo 2020, in lockdown, tutti chiusi in casa. Per la strada passa un furgone della protezione civile con il parroco che canta e prega da solo e la statua del Cristo morto sul cassone.
E le bare sui camion dell’Esercito, ciascuna col suo Gesù morto, senza parenti ad accompagnarlo. Solo, come quel Cristo sul camion della protezione civile.