Ci sono persone che nella vita ti passano accanto per poco tempo ma delle quali conservi un ricordo o un immagine.
Quando i ricordi sono quelli dei primi anni di scuola non sono nemmeno così nitidi.
E ti viene da scriverli, perché già non ricordi cosa hai mangiato per cena, e non vuoi correre il rischio.
Ieri ho letto la notizia della scomparsa di Oscar e ho faticato a tirar fuori dai cassetti nascosti della memoria questi ricordi polverosi, di bambini che per un paio d’anni, forse più forse meno, hanno frequentato la stessa classe delle elementari. Quell’amore – odio che c’è a sette anni, quando si sta bene insieme ma ci si tiene il muso per tutti i piccoli screzi, del perché giochi con gli altri e non con me, del papà che era super perché lui suonava, della casa in Campella…
Poi Oscar e la sua famiglia cambiarono casa, scuola, paese. Scoprire ora che la musica, in modi completamente diversi, ha guidato le rispettive vite fa un po’ male pensando a quello che ‘poteva essere’, alle strade separate che forse, per un tratto un po’ più lungo, potevano andare insieme.
È strano pensare che nelle bande, che pure hanno avuto un peso importante nelle nostre vite, in questi 44 anni non ci siamo mai incrociati.
Ciao Oscar, ti ricordo così, coi nostri cappottini anni ’70 e le cartelle in simil-cartone e le palle di neve e la strada fatta a piedi, insieme, da scuola a ‘crusivià’…
Chissà se anche lassù c’è da suonare…
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